Piccoli clandestini in Svizzera

Per troppi anni il destino di migliaia di bambini italiani in Svizzera, costretti a diventare invisibili al mondo, è rimasto sconosciuto. Solo negli ultimi tempi le storie e le sofferenze di questi piccoli clandestini dimenticati stanno venendo alla luce. Nel 2012, la psicoterapeuta Marina Frigerio Martina prova a ridare loro dignità e ascolto dando alle stampe il libro: “Bambini proibiti. Storie di famiglie italiane in Svizzera tra clandestinità e separazione” (editrice Il Margine).

Attraverso un attento lavoro di ricerca e di raccolta di testimonianze, l’autrice descrive un quadro davvero toccante della condizione che migliaia di bambini dovettero subire fino alla fine degli anni Ottanta. La legge che regolava il lavoro degli stagionali (abolita solo nel 2000) impediva infatti di tenere con sé i propri figli, obbligandoli o ad affidarli a strutture di accoglienza in Italia o a nasconderli in casa, per evitare che le autorità di polizia li scoprissero e li allontanassero. Un esercito di bambini cresciuti nel terrore, spesso nel silenzio e nel buio di un armadio, che nella maggior parte dei casi non poterono nemmeno frequentare le scuole.

Marina Frigerio Martina, psicoterapeuta, figlia di immigrati italiani, nata e cresciuta in Svizzera, ha affrontato il tema dei bambini “proibiti” nella Confederazione Elvetica, anche nel libro pubblicato in lingua tedesca nel 1992 dal titolo “Versteckte Kinder. Zwischen Illegalität und Trennung; Saisonnierkinder und ihre Eltern erzählen” (Rex-Verlag).

Qui la mia intervista-recensione del libro, trasmessa da Radio Colonia (WDR) nel 2012:

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