Ricordando Jolanda Insana – Poetessa dimenticata

Io amo la parola forte, dura, sporca, stracciata, maltrattata (Jolanda Insana)
Parole graffianti, scomode, irriverenti. Versi lucidi che tagliano il respiro, che irritano, infastidiscono. Melodie che pulsano, illuminano, trascinano altrove. Echi di siciliano e latino. Contaminazioni di antico e presente. „Fendenti fonici“, gocce di „medicina carnale“, che non ti asciugi più dalla pelle. Quanto ho amato (e amo) Jolanda Insana! Lei, che ha conosciuto la guerra e i fichi secchi, i bombardamenti su Messina, i boati del terremoto. Ma anche un „passero goloso che aspettò tutto l’inverno, sognando il becchime gaudioso”.
La intervistai nell’aprile del 2008 in un suo passaggio a Francoforte sul Meno. Sorridente, cordiale, ironica. Indelebile. Come le sue poesie. Oggi, 18 maggio, sarebbe stato il suo compleanno.
Breve biografia
Jolanda Insana (Messina, 18 maggio 1937 – Roma, 27 ottobre 2016), poetessa e traduttrice, si laurea in Filologia classica all’Università di Messina con una tesi sulla Cannocchia, testo in dialetto dorico della poetessa Erinna. Dopo il trasferimento a Roma, nel 1968, si dedica all’insegnamento e alla traduzione di classici greci e latini, tra cui Saffo, Plauto, Euripide, Alceo, Anacreonte, Ipponatte, Callimaco, Lucrezio, Marziale; e del medievista Andrea Cappellano. La sua prima raccolta di poesie Sciarra amara viene pubblicata da Guanda, nel 1977, quando Jolanda ha 40 anni. Ha pubblicato le raccolte: Fendenti fonici (Società di poesia, 1982), Il collettame (Società di poesia, 1985), La clausura (Crocetti, 1987), Medicina carnale (Mondadori,1994), L’occhio dormiente (Marsilio, 1997), La stortura (Garzanti, 2002), La tagliola del disamore (Garzanti, 2005), Tutte le poesie 1977-2006 (Garzanti 2007), Satura di cartuscelle (Perrone, 2008), Frammenti di un oratorio per il centenario del terremoto di Messina (Viennepierre, 2009), Turbativa d’Incanto (Garzanti, 2012).